Renato Zaffina

Lo Shiatsu: Arte del contatto che diviene scienza

La Settimana dello Shiatsu da dieci anni è occasione per il presidente Fisieo Renato Zaffina per fare un bilancio dei risultati ottenuti e proiettarsi sul futuro della Federazione. 

Siamo al decimo anno della Settimana dello Shiatsu. Abbiamo lasciato un segno? Direi di sì. Un segno visibile di quanto abbiamo fatto sinora. In questo anno di emergenza Covid abbiamo comunque realizzato un congresso scientifico, iniziando un percorso che, partendo dall’insieme dei saperi tradizionali della nostra antichissima disciplina, si sviluppi guardando avanti, ampliandola verso la qualificazione di una vera e propria scienza dello Shiatsu”. 

L’obiettivo, in altre parole, è andare oltre il concetto, ormai consolidato, di Shiatsu come arte – un’arte antichissima quanto moderna, per estenderne la portata e la collocazione in un puro ambito scientifico. 

Ed è su questo piano che si deve costruire il futuro del nostro movimento. Lo Shiatsu, come tutte le scienze, non è più autosufficiente: bisogna dunque trovare volontà e desiderio di andare oltre una certa inevitabile autoreferenzialità”, per avviare un canale di proficua interazione e scambio con le altre discipline e con nuovi interlocutori. Confronto e scambio nutrono sinergie da cui derivano nuovi sviluppi, idee e percorsi di crescita.

La Pandemic Fatigue

L’argomento di questa tavola rotonda è ciò che chiamiamo pandemic fatigue, lo stress dovuto alla pandemia che si traduce in una crescente demotivazione delle persone”. 

Il protrarsi nel tempo delle condizioni di emergenza ha provocato effetti a cascata: affaticamento fisico e mentale, senso di perdita di controllo sulla propria vita percepita come conseguenza delle restrizioni a livello personale e sociale.

“Lo Shiatsu può aiutarci a recuperare la percezione del corpo tornando in contatto con le nostre emozioni. La pressione stimola l’organismo verso il sereno recupero di risorse innate, potenziando quei naturali processi che lo aiutano a liberarsi dello stress accumulato, migliorando la relazione con gli altri e con il suo habitat ”.

Orientamento salutogenico

È la persona al centro dello Shiatsu, non la malattia. Lo Shiatsu è un processo, non un ricetta. E questo processo può svolgersi nel migliore nei modi e con la dovuta efficacia a patto che “i nostri professionisti siano consapevoli del ruolo che possono svolgere, della portata del contributo che possono apportare. Ne deriva dunque che uno dei nostri compiti, in quanto Federazione, è aiutare i nostri professionisti a crescere sotto questo aspetto, perché, come sappiamo, nello Shiatsu è essenziale osservare, toccare, comunicare. In altre parole, c’è una forte necessità emotiva di relazionarsi, dunque occorre incrementare la consapevolezza che la nostra professione, in questi ambiti, può essere d’aiuto in maniera significativa”. 


Bisogno individuale che diventa collettivo e che si innesta in un’ottica di piena collaborazione tra il mondo dello Shiatsu e e di tutte quelle professioni a tutela della salute: umana, sociale, ambientale.

Il CON-TATTO

CON-TATTO: il tema centrale della settimana. “La prima forma di comunicazione ed interazione degli esseri umani, e la scienza ne ha da tempo appurato gli effetti curativi: soprattutto l’effetto antalgico, dovuto alla pressione in sé, e la produzione di endorfine, a seguito della sollecitazione dei punti energetici e dei meridiani”.

Ma non solo di contatto fra operatore e ricevente. Il CON-TATTO è la direzione di piena integrazione tra l’antica arte dello Shiatsu e le più moderne teorie scientifiche. Il diventare interlocutori del mondo della Sanità dando corpo ad una piena complementarità.

Citando la Dott.ssa Crucianelli: 

Da qualche tempo, il tatto è sottoposto a una sorta di proibizionismo: è un periodo difficile per il più importante dei sensi. La pandemia lo ha reso tabù, insieme alla tosse e agli starnuti in pubblico. Mentre le persone che si ammalano di Covid-19 possono perdere l’olfatto e il gusto, il tatto è il senso che è stato sottratto a quasi tutti noi, positivi o no, sintomatici o no, ricoverati o meno. Il tatto è il senso che ha pagato il prezzo più alto.” 

Recuperarne il prezioso valore, incanalato all’interno dei binari di una disciplina antica e con una tradizione culturale consolidata, è la sfida che attende tutti gli operatori ed i professionisti del settore.