Enrico Cazzaniga

Lo Shiatsu come cura e non come terapia

“Tra i tanti effetti della pandemia, personalmente ho notato l’emersione di  confusione e fraintendimenti legati al mondo della cultura della salute. Questo perché, ormai da circa mezzo secolo, la salute è stata vista prevalentemente sotto l’ottica della terapia, come se qualunque aspetto legato alla cura dovesse necessariamente implicare una pratica che comprendesse il termine terapia”. A dirlo è il dottor Enrico Cazzaniga, psicologo e psicoterapeuta, nonché referente scientifico dell’associazione A.M.A. – Auto Mutuo Aiuto Milano Monza e Brianza (www.automutuoaiuto.com). 

Il proliferare incontrollato di terapie d’ogni sorta è oggetto del Manuale di Auto Mutuo Aiuto, di cui Cazzaniga è coautore. L’elenco raccolto sembra sterminato: idroterapia, musicoterapia, ippoterapia, ludoterapia, libroterapia, montagnaterapia, urloterapia, risoterapia… persino la Cristoterapia, di cui si è parlato su Radio Maria. Nell’Era della Tuttoterapia diventa necessario un distinguo:
Fermo restando che alcune di queste pratiche hanno una effettiva base scientifica, ed hanno dimostrato di poter produrre dei risultati e dunque avere effetti positivi sulla salute della persona trattata, per gran parte di esse sarebbe però un errore considerarle come terapie.” Questo perché il loro basarsi su ad aspetti comuni che fanno parte della nostra vita di tutti i giorni (leggere, ridere, ascoltare musica, giocare…) fa sì che, declinando queste attività in chiave terapeutica, si finisca con l’inquadrare “la nostra esistenza in chiave clinica, come se la vita fosse una malattia; proponendo cioè una visione della salute che sia clinicizzata, lasciatemi dire patologizzata. La salute ha bisogno di cure, più che di terapie. E lo Shiatsu, proponendosi per fortuna come cura e non come terapia, evita – lo rilevo con grande piacere – di cadere in questa trappola”; una ambiguità che non è solo terminologica, ma che sottende un approccio mentale differente rispetto alla sfilza di terapie – più o meno valide – oggi disponibili. 

“Rinforzare l’attenzione sulle pratiche di cura funzionali anziché sulle terapie, che invece si concentrano sul disfunzionale”.

Un’esistenza contestuale


Un altro aspetto che il Covid ha esasperato è la condizione di sospensione del tempo nella quale vive ed agisce l’uomo post-moderno. “Ci siamo ritrovati in una esistenza che io definisco contestuale, senza memoria e coscienza storica, dimentichi  dei grandi flagelli dell’umanità: le pestilenze e le carestie”. 

Nelle aree più sviluppate del pianeta c’era la convinzione generalizzata che questi mali dell’umanità fossero superati.  “ Un’illusione. Non è un caso che, più o meno negli ultimi 40/50 anni, si sia andati incontro all’aziendalizzazione della salute, degli ospedali, delle aziende sanitarie; un processo animato proprio dall’obiettivo di rendere più efficiente l’approccio tecnocratico alla salute. Approccio che ha  sicuramente portato alla nascita di eccellenze negli ambiti specialistici- pensiamo ai grandi progressi nel trattamento delle malattie cronico-degenerative – ed in quello, fondamentalmente, della medicina ospedaliera.Il virus è stato ed è in grado di infrangere questa illusione: riportando il focus sugli aspetti collettivi e di comunità”.

La deriva ego-centrista


Le divisioni sono state alimentate anche dall’ambiguità comunicativa dei media e dalla conseguente polarizzazione:

” È da un paziente che ho scoperto di far parte della schiera dei cosiddetti bucati, in quanto mi son fatto bucare per il vaccino, in contrapposizione alla categoria dei no-vax”. 

E torna a sottolineare l’importanza di ” Riportare il focus sulla collettività dopo la deriva individualistica che ha avuto delle conseguenze gravissime sul piano della socialità”.


I gruppi di Auto Mutuo Aiuto si muovono proprio in questa direzione, aiutando le persone a riconoscere l’importanza delle connessioni tra gli individui ed i fattori comuni che riguardano la sfera della salute. Tutto ciò, com’è naturale, senza dimenticare né trascurare la sfera della salute personale ma “É nell’incontro, nella condivisione e nell’aiuto concreto e reciproco con l’altro che si può trovare una via importante per la nostra sopravvivenza.” 


La rimozione della morte


La scotomizzazione, si legge sull’Enciclopedia Treccani, è una “operazione psicologica inconscia, attraverso la quale il soggetto occulta o esclude dall’ambito della sua coscienza o della memoria un evento o un ricordo a contenuto penoso o sgradevole”. Quanto è avvenuto nella società contemporanea sarebbe proprio questo: “Si è dimenticato che la vita ha un limite. Ci si è ancorati ad un concetto di immutabilità – che ha preso i tratti di delirio di  onnipotenza – con tutti i danni che possono conseguire da questa visione parziale del ciclo dell’esistenza.”

Le ansie in epoca Covid; il ruolo dello Shiatsu


Lo scollamento che ne deriva è confermato anche dai dati provenienti dall’ osservatorio clinico di Cazzaniga.L’ansia è generalizzata e si riscontra su tutti i livelli. Quello che ci porta alla rimuginazione, quello che passa per la via del corpo (che può voler dire nei visceri, o con tensioni muscolari), e quello che si riflette sui comportamenti in relazione alle altre persone.
Lo Shiatsu, in questo scenario, può sostenere la promozione della salute. Dal punto di vista epistemologico lo Shiatsu è un alleato di tutto ciò che, appunto, si prende cura perché aiuta l’individuo a riconnettersi con sé stesso e con il proprio corpo. Questa visione è coerente con quella dell’A.M.A., perché mette in evidenza l’importanza di recuperare le connessioni interpersonali, riconoscendo che la salute non è solo una questione personale e identitaria, ma ha anche una sfera comunitaria e collettiva.”

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