Alba Malara
Gli ottimi risultati dello shiatsu nell’assistenza geriatrica
“Troppo spesso mi ritrovo a parlare di anziani in termini di malattia, e troppo poche invece le possibilità che incontro di affrontare il tema in termine di relazione, comunicazione e contatto. Sono lieta di poterlo fare in questa edizione della Settimana dello Shiatsu”.
Esordisce così la dottoressa Alba Malara, specialista in Geriatria e Direttore Sanitario di più strutture residenziali per anziani ubicate a Lamezia Terme ed in altri centri della Calabria, da qualche mese eletta Presidente della Fondazione Anaste Humanitas.
La Fondazione, emanazione dell’Ass. Naz. Strutture Territoriali, si occupa di promuovere attività di ricerca, studio, formazione socio assistenzale e socio sanitaria degli anziani.
Nel suo intervento la dottoressa Malara, che ha dovuto interrompere un particolare percorso nel mondo dello shiatsu a causa dell’emergenza pandemica, ha tenuto a specificare l’importanza che questa disciplina ha avuto negli anni per la crescita sia personale che di qualificazione professionale nel settore dell’assistenza residenziale che la stessa rappresenta.
Una disciplina che, come ha potuto constatare in prima persona, va incontro al grande bisogno di identità che ha l’anziano, che sia ricoverato o non.
Il progetto Fisieo a Lamezia Terme
L’esperienza maturata dalla dott.ssa Malara si deve ad un progetto avviato a Lamezia Terme in sinergia con la Fisieo e fortemente voluto dal presidente Zaffina. Un progetto che ha fatto emergere connotati straordinari evidenziandone le potenzialità enormi all’interno di strutture dove operano equipe multidisciplinari il cui obiettivo è unicamente quello di ottenere il benessere psicofisico dell’anziano ricoverato.
“L’anziano giunge da noi già in avanzato stato di fragilità e spesso affetto da deficit cognitivi”.
Deficit che escludono la comunicazione verbale: in questi casi lo shiatsu ha rappresentato una straordinaria occasione di incentivare e promuovere una comunicazione di tipo empatico, che va al di là delle parole, e resa immediata appunto dal contatto.
La comunicazione empatica dello shiatsu
Il progetto si è svolto in diversi incontri, tenuti dallo stesso presidente Zaffina, che hanno consentito all’intera equipe multidisciplinare di entrare in quello che è il pensiero dello shiatsu.
“E’ una disciplina, una scienza ma fondamentalmente lo shiatsu è un modo di pensare diverso. Un modo di prestare attenzione a qualcosa come mai fatto fino a quel momento. É stata questa la scoperta straordinaria per l’intero team di professionisti che opera presso le residenze per anziani”, afferma Malara.
Realizzare quanto, con un un solo tocco, si possa innescare un processo benefico. Una scoperta di cui beneficia in primis l’operatore socio sanitario, importante anello di una struttura residenziale, perché è la figura professionale che trascorre la maggior parte del tempo a contatto con l’anziano.
Viene innanzitutto istruito su una modalità diversa di toccare l’anziano, e allo stesso tempo, messo in condizione di acquisire consapevolezza che proprio attraverso il giusto tocco è possibile partecipare e contribuire al processo di cura.
“Questo il segno più importante che lo shiatsu ha lasciato nelle strutture residenziali per gli anziani” .
Il tocco al posto del sorriso, oggi nascosto dalla mascherina
“Questo straordinario modo di pensare, qual è lo shiatsu, in effetti ci ha aiutato ad affrontare la pandemia” afferma la geriatra che ricorda quanto il virus abbia danneggiato proprio le strutture di residenza per anziani che si sono viste mancare l’importante apporto della presenza dei congiunti dei pazienti.
“ Abbiamo dovuto affrontare e colmare carenze emotive più importanti rispetto agli standard abituali per sopperire alla loro assenza. Di solito il familiare entra a tutto regime all’interno dei piani assistenziali individualizzati”.
Senza contare i dispositivi di protezione a cui è obbligato il personale tutto. Mascherine e visiera che risultano essere grandissime barriere alla possibilità di comunicare non solo attraverso la parola ma soprattutto attraverso la mimica facciale. Non potendo esibire il sorriso, il tocco, il contatto, è diventato l’unico canale possibile per instaurare una relazione capace di trasferire conforto, calore e sicurezza agli anziani.
“Lo shiatsu ci ha insegnato ad affrontare UNA pandemia, e non LA pandemia. Perché anche la demenza è una pandemia. La vediamo e la viviamo in maniera diversa perché non è generata da un unico agente eziologico. Ma la demenza è una malattia a tutti gli effetti, ed è una malattia della nostra epoca”.
Il concetto di terapia secondo la geriatra
La dottoressa Malara ci ha tenuto a concludere il suo intervento riprendendo il concetto di terapia introdotto dal dottor Cazzaniga.
“Dal greco therapeía, mettersi a servizio. Tutto sta nell’instaurare un rapporto di reciprocità che consenta uno scambio energetico e che costituisca un unicum nel senso della promozione della salute”.
Lo shiatsu ha il duplice ruolo di indurre e produrre beneficio, sensazione di benessere fisico oltre che psicologico su chi riceve la pratica; ma anche e soprattutto su chi la eroga.
“Noi siamo abituati a doverci prendere cura di loro. Gli interventi terapeutici che intraprendiamo, infatti, non possono assolutamente essere finalizzati alla guarigione dalla malattia. Il nostro scopo è sostanzialmente quello di intervenire sulla sfera funzionale dell’anziano a prescindere dalla malattia o dalle malattie che lo hanno portato a quella condizione. Per noi, insomma, salute non può essere assenza di malattia”. Un concetto che è già insito in ogni professionista che si occupa di anziani perché formati e abituati a tenere conto dell’intero universo che riguarda il paziente. Persone già affette da almeno cinque o sei patologie, oltre la demenza senile, costretti ad assumere numerosi farmaci.
Altro elemento molto importante è l’ambiente. I fattori ambientali, come sostiene la dottoressa, possono essere facilitatori o possono essere di ostacolo e dunque vanno assolutamente presi in considerazione.
“Alla luce di questo, è chiaro che l’integrazione dei saperi è l’unica strada che possiamo percorrere e va percorsa in maniera consapevole, individualmente, ciascuno nell’ambito della propria professione ma andando oltre lo stretto raggio d’azione di ciascuno. Perché le malattie di cui soffriamo oggi sono causate dai nostri antenati e noi saremo responsabili delle malattie di cui soffriranno i posteri”.